Quando una persona si aspetta che i propri bisogni vengano soddisfatti senza averli prima espressi in modo chiaro e diretto, perché l’altro “dovrebbe” comprendere, “dovrebbe” accorgersi e “dovrebbe” sapere, spesso c’è un problema di confine psicologico. 

Così come la nostra pelle (un confine fisico) ci protegge e ci contiene, è importante che il nostro confine psicologico funzioni in modo adeguato, proteggendoci e contenendoci. Il nostro confine psicologico ci permette di essere chi siamo, distinti da chi abbiamo di fronte, e di mantenere le nostre opinioni e i nostri comportamenti, anche quando gli altri la pensano diversamente o si comportano in modo diverso da come faremmo noi. Pia Mellody, autrice di Facing Codependence, ci parla di confine psicologico esterno (che ci protegge dagli attacchi altrui) e di confine psicologico interno (che ci contiene, proteggendo gli altri dalle nostre invasioni). 

Il terapeuta statunitense Terry Real ci insegna che per esercitare la nostra barriera di contenimento dobbiamo imparare a non rovesciare in modo incontrollato sugli altri ciò che proviamo, per esempio la nostra rabbia, la nostra ansia, i nostri impulsi sessuali e le nostre certezze su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Dobbiamo imparare a non essere intrusivi e a non cercare di controllare i comportamenti altrui, ma a rispettare le differenze senza interpretarle come un attacco personale. A volte rafforzare la nostra barriera interna significa trattenersi invece di parlare a ruota libera, oppure richiedere una pausa durante una conversazione difficile per non entrare in una sterile battaglia di potere o per non dire cose di cui potremmo pentirci in seguito.

La barriera esterna invece ci protegge dalle intrusioni altrui. Per esempio quando ci viene mossa una critica, dobbiamo sì ascoltare e comprendere il punto di vista dell’altro, ma poi dobbiamo chiederci se per noi la critica è fondata. Esercitiamo la nostra barriera protettiva quando siamo noi a giudicare ciò che è valido o no. Se la critica che ci è stata mossa è – secondo noi – valida e fondata allora la accettiamo e la facciamo nostra. Se invece per noi non è valida non la assorbiamo, ma lasciamo che rimbalzi contro la nostra barriera esterna. A volte infatti le accuse e le critiche che ci vengono rivolte sono proiezioni dell’altro che hanno origine nelle paure o nelle esperienze passate e tocca a noi decidere cosa accettare e cosa rifiutare. 

Avere un confine psicologico funzionante e funzionale è una condizione necessaria per una connessione emotiva genuina con un’altra persona. Senza la barriera interna contenitiva rischiamo di comportarci in maniera inappropriata e anche offensiva. Senza una barriera esterna protettiva siamo in balia delle opinioni (e dei malumori) dell’altro. Solo con un confine psicologico funzionante possiamo sperimentare una vera connessione emotiva in cui siamo protetti ma al tempo stesso vicini e connessi. 

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